«Abbiamo concluso i lavori del Consiglio nazionale» del Movimento 5 Stelle, dopo «una discussione ampia sulla situazione attuale. Confermiamo la nostra valutazione: con tre forniture di armamenti l'Italia ha già dato, e ora deve aprirsi una nuova fase in cui il nostro Paese deve essere in prima linea per spingere per un negoziato per porre fine a questa a guerra». Il leader del M5S Giuseppe Conte non arretra e a margine del convegno "Interconnessione e intermodalità per lo sviluppo sostenibile delle reti di trasporto", organizzato dai Cinque Stelle in Senato tira dritto e tira dritto. «Il confronto con il premier in Parlamento non è per indebolire il governo, anzi - puntualizza Conte -: è per rafforzare il suo mandato in tutti i consessi internazionali e far sentire forte la voce del governo italiano rafforzata dalla linea condivisa con il Parlamento».
Così, la linea dei 5S è chiara. Ed è questa: la risoluzione del Parlamento con cui le Camere hanno dato mandato all'invio di armi a Kiev -votata a poche settimane dallo scoppio del conflitto- «è ormai superata e serve un nuovo atto di indirizzo del Parlamento al governo». A dettare la linea e a mettere tutto nero su bianco è il Consiglio nazionale del M5S, tornato a riunirsi con il leader Conte nella serata di ieri e nella mattinata di oggi. L'organo del M5S ha infatti deliberato all'unanimità «di ritenere necessario - dopo quasi tre mesi di confitto nel cuore dell'Europa, con uno scenario in continua evoluzione - un confronto in Parlamento tra le varie forze politiche, con la possibilità di pervenire a un atto di indirizzo del Parlamento che possa contribuire a rafforzare l'azione politica del Governo in tutti i consessi internazionali e a perseguire un indirizzo ampiamente condiviso dal Governo e dal Parlamento; di considerare non sufficiente, in base ai principi del nostro ordinamento democratico, il vaglio parlamentare che è stato effettuato in corrispondenza del cosiddetto ''decreto Ucraina'', che risale ai giorni immediatamente successivi all'aggressione militare russa, e che non tiene conto dei mutamenti nel frattempo intercorsi e delle strategie che si stanno delineando anche a livello internazionale».
(fonte: La Stampa)