TORINO. Eccolo il segreto per migliorare l'immagine di Modena e ricordare a quante più persone possibili che la città è stata una capitale di Stato per 262 anni dal 1598 al 18 marzo 1860. La ricetta è esporre i propri capolavori, da Bernini a Velàzquez dalla carta del Cantino sul Nuovo Mondo (1510) agli originali di Tasso, Tassoni, Ramazzini, Muratori, alla Venaria reale.
Ieri è stata presentata alla stampa internazionale la rassegna «La bella Italia. Arte e identità delle città capitali» nell'ex reggia dei Savoia, l'appuntamento principale realizzato in occasione delle celebrazioni del 150esimo dell'Unità d'Italia. Tra le sezioni di Roma, Firenze, Torino, Genova, Palermo, Napoli, Bologna, Milano e Venezia è presente anche quella di Modena e Parma. Questa sezione è stata aggiunta all'ultimo minuto dopo che la Gazzetta nello scorso novembre aveva rivelato come non si tenesse conto nella storia espositiva del ruolo avuto dalle ex capitali emiliane che abbandonarono il proprio status per divenire provincia del nuovo regno d'Italia. Subito il sottosegretario Giovanardi e il sindaco Pighi avevano sostenuto che era uno «sgarbo» impossibile da sopportare e, dopo alcune polemiche con i curatori Antonio Paolucci e Andrea Emiliani, l'intervento di «moral suasion» del presidente Napolitano aveva permesso il via libera alla nuova sezione espositiva.
Ieri abbiamo accompagnato il sottosegretario Giovanardi alla visita della Bella Italia: «E' davvero una grande mostra - dice - io sono affezionato a tutte le opere presenti, ma certo tra tanti capolavori svettano quelli modenesi. Oggi forse siamo un po' decaduti, ma qui ora ci trattano da vera capitale e l'arte di Modena arricchisce enormemente la rassegna del nostro antico stato che ha contribuito a fare dell'Italia il più bel paese del mondo». Il sottosegretario modenese durante la visita ha anche "ricoperto" il ruolo dello storico dell'arte: «Vede? Qui mancano le didascalie - dice rivolto allo staff della mostra - questo documento invece si riferisce a Muratori che ha realizzato la prima storia della letteratura italiana».
Divertente l'incontro di Giovanardi con il direttore dei Musei Vaticani Paolucci e con il responsabile di Venaria Reale Alberto Vanelli. «Se sono arrivati Bernini e Velàzquez il merito è senza dubbio di Giovanardi e così è davvero una mostra ammiraglia», spiega Paolucci. E Vanelli: «Scherzando potrei dire che abbiamo fatto apposta così alla fine ci sono stati prestati da Galleria e Biblioteca estensi dei capolavori che mai sarebbero arrivati. A parte ciò la mostra è una follia per quantità di capolavori e certo il Bernini modenese è forse il più importante e dunque tutto è bene quel che finisce bene, perchè dimostriamo come è nelle pluralità delle differenze tra le varie città che ci caratterizziamo come Nazione intorno a un filo rosso comune».
Francesco I di Bernini la stella di Venaria

Grande successo a Torino per la sezione Modena nella grande mostra sull'Unità d'Italia. Ammiratissimi i capolavori della nostra città: il Francesco I di Velasquez e quello scolpito dal Bernini, la carta del Cantino sul Nuovo Mondo (1510) e gli originali di Tasso, Tassoni, Ramazzini, Muratori