Nubi minacciose si addensano all’orizzonte del commercio modenese e non si tratta di problemi legati semplicemente all’apertura o chiusura dei negozi la domenica. La situazione è ben più seria e riguarda, in generale, le difficoltà di tutti i negozi nel far fronte a una crisi che sta riducendo a dismisura gli incassi. Alcuni dati indicativi verranno forniti questa mattina in occasione della pubblicazione di un sondaggio realizzato tra gli operatori commerciali della zona a ridosso di piazza Roma e del centro storico dai quali emerge che su 161 negozianti interpellati 141 (circa il 90%) ha confessato di aver registrato nette flessioni degli incassi rispetto allo scorso anno, che già era stato difficoltoso di suo.
«La situazione è pesante - ammette Fulgenzio Brevini di Confesercenti - Basti pensare che ci sono numerosi negozi che hanno chiesto di rinegoziare i propri contratti di locazione con i rispettivi proprietari degli immobili perché non riescono più a sostenere le spese fisse. Quindi il problema non riguarda tanto le domeniche aperte o le domeniche chiuse, ma quale politica vera attuare per sostenere un centro che si va spegnendo per una serie di fattori».
In queste settimane, come documentato nei giorni scorsi, si stanno registrando chiusure quasi quotidiane di attività. Ma le notizie peggiori devono arrivare. In centro storico il passaparola tra commercianti parla di imminenti chiusure eccellenti non soltanto di negozi a conduzione familiare, ma addirittura di importanti catene nazionali che, nel cuore di Modena, occupano stabili per centinaia di metri quadrati e che sarebbero pronte ad abbassare le saracinesche. Siamo soprattutto nel campo dell’abbigliamento, di ogni genere, ma il virus starebbe per contagiare anche pubblici esercizi come gelaterie e bar. Su tutti il 365 all’incrocio tra via Emilia Est e via Trento Trieste ha detto basta. Idem poco più avanti per il Bar 2000. «Modena è una piazza difficile, quasi impossibile per tutti - commenta Giorgio Messori storico commerciante modenese - Qui anche i grandi marchi fanno fatica. Perché i modenesi sono gente difficile nello spendere. Prima di fare un acquisto ci pensano 10 volte e cercano sempre e comunque di risparmiare. Se poi a questo aggiungiamo politiche di promozione inesistenti o fallimentari il gioco è presto fatto. Sono anni che vado ripetendo che a Modena non c’è una vera promozione del centro storico come luogo in cui si va perché si trovano cose che altrove non ci sono. Invece di differenziarci dai centri commerciali, si è lavorato per trasformarlo in centro commerciale anche per qualità della merce dal GrandeEmilia al Grande Modena». Gli fa eco Enrico Benini che con lui all’epoca fondò Modena Amore Mio. «È inutile che ce la raccontino. Come si può pensare di riempire i negozi con i concertini di musicisti lungo le strade o i bambini che cantano in piazza XX Settembre. Ma andiamo. Io ad esempio avevo fatto una proposta di raccolte a punti con premi reali, come quelle che fanno nei supermercati per fidelizzare la gente. Dal Comune mi hanno detto che non interessa... Eppure quelle raccolte nei supermercati dall’Esselunga alla Coop fanno successi incredibili. E funzionano alla grande anche in città del centro sud. Il discorso è che manca una vera politica per il centro. Non basta dire pedonalizziamo piazza Roma. Io potrei anche essere d’accordo, ma se attorno a questa pedonalizzazione costruisci un progetto complessivo di valorizzazione reale... Ma per Modena questo pare fantascienza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA