MODENA «Le faccio leggere ste carte, che sono proprio chiuse... nella cassaforte del prefetto. Ripeto, cassaforte del prefetto. Quindi io, sa com’è... essendo una troia vecchia ... Insomma, conosco gente, sa com’è?... Guarda Alessà, questa è gente che ha perso due ore e mezza per me..».
Sono le parole di Marco De Stavola, che sta parlando a Modena con Alessandro Bianchini, la sera del 3 ottobre 2014. Il funzionario in servizio alla Dogana non si accorge che Alessandro lo sta filmando. Gli mostra i documenti segreti, i verbali di riunioni riservate in Prefettura, gli legge i nomi, gli racconta della riunione di luglio, quando il prefetto poi lascia la presidenza al suo vice Ventura. Gli racconta dei passagi successivi, della determinazione del Girer che conferma le sue precedenti posozioni: “Sussistono elementi tali da far ritenere acclarato il tentativo dell’azienda di eludere gli effetti del provvedimento (ovvero i Bianchini cercano di aggirare l’esclusione dalla white list)... pertanto propone al prefetto il diniego di iscrizione (sottinteso dalla Ioa di Alessandro)”, diceva il Girer, l’organismo investigativo anti-infiltrazioni attivato nel post sisma. «Mi scappa da ridere, per non piangere», è il commento di Alessandro, così come De Stavola, sembra gratificato dall’essersi reso... utile. «E questo è tutto il malloppo di Roma... questo è tutto quello che già si sa», aggiunge, alludendo a documenti arrivati da Roma in Prefettura.
Sul tema, parallelamente, c’era stato l’interessamento di Giovanardi, a sua volta filmato. Il senatore in un altro video mostrato ieri in aula al processo Aemilia assicura che avrebbe chiesto l’aiuto a Roma di un alto prefetto. Che, scopriranno i carabinieri, è proprio l’autorità cui in Prefettura qualcuno aveva suggerito di chiedere un parere, prima di negare l’iscrizione della Ios di Alessandro alla white list. Un intreccio inquietante, visto che in un altro video l’avvocato modenese (una donna conosciuta e ingaggiata dai Bianchini) mostra di possedere documenti ancora riservati della Prefettura.
Sulla vicenda, dopo che i documenti sono stati sequestrati dai carabinieri, era stata aperta una inchiesta. La Dda aveva invitato il prefetto, e sequestrato altri atti in prefettura a Modena. Ma i Bianchini e il senatore Giovanardi hanno negato di avere mai ricevuto anche solo un'avviso di garanzia. Tutto era finito nel dimenticatoio, poi in settimana, al Processo Aemilia, il maresciallo Emidio D'Agostino, chiamato a testimoniare sul caso Bianchini, ha spiegato e mostrato l'inquietante documentazione.
Alberto Setti