La lettera che il sindaco Alberto Bellelli ha indirizzato ai dipendenti comunali per tranquillizzarli e alla magistratura affinché arrivi presto a un chiarimento dell’inchiesta non ha sortito nelle forze di opposizione alcun effetto positivo, anzi. È per questo che, a una decina di giorni dall’irruzione dei carabinieri a Palazzo della Pieve, i capigruppo tornano a dire la loro.
«Sono rimasta basita dalle parole di Bellelli - ha detto la pentastellata Monica Medici - perché implicitamente ha dichiarato che sono tante le cose illecite del nostro Comune. Fare una dichiarazione del genere è come affermare di non poter più lavorare perché abituati a farlo in un altro modo, a modo proprio».
«Si è scoperchiato uno scenario che coinvolge Comune, Fondazione CRC, Diocesi, associazioni di categoria, partiti politici di maggioranza e di opposizione, municipalizzate: tutti - ha affermato il consigliere Roberto Benatti - È stato toccato un sistema complessivo e il soffermarsi o meno del sindaco unicamente sull’agibilità burocratica e amministrativa è solo uno specchietto per le allodole, che sposta l’attenzione dal vero problema, che non è né politico né giudiziario, ma etico, e che ora si sta ribaltando su un tessuto sociale complessivo che riguarda non solo il Pd, ma tutti».
Cristian Rostovi (Fratelli d’Italia) è deciso: «Non chiedo che Simone Morelli e Tartari vengano cacciati: non hanno ancora nemmeno ricevuto un avviso di garanzia, ma che l’ente continui a lavorare. È al sindaco che spetta valutare se la loro presenza turba la serenità. E se le indagini si dovessero concludere tra mesi? Chi è al comando si prenda la responsabilità di decidere: se ha paura fa venire dubbi anche ai cittadini che tutto sia sempre stato fatto nella legalità».
Il flirt e la determina
Giorgio Verrini, capogruppo di Carpi Futura, ha invece ribadito a Bellelli la propria stima. «Forse alla fine tutto si rivelerà più fumo che arrosto - ha affermato - Nessuno, comunque, ha ancora ricevuto un avviso di garanzia e non è nemmeno detto accada. Fino ad allora vale la pregiudiziale di innocenza. Penso che questa amministrazione abbia peccato in coraggio e lungimiranza, ma non in onestà. Il futuro di Morelli? Ci siamo incontrati qualche volta, sembrava volesse cambiare cavallo e lasciare il Pd ma per tre volte, seppur sollecitato, non ha mai preso una posizione. Ora è troppo tardi».
«È peggio la pezza del buco - ha dichiarato Massimo Barbi, capogruppo di Forza Italia - Il sindaco si è fatto persino riprendere dalla magistratura. Potrebbe trattarsi di una bolla di sapone. Come minoranza non possiamo chiedere le dimissioni di nessuno, ma il sindaco può e magari Morelli e Tartari potrebbero prendersi una pausa momentanea».
Ma nelle ultime ore Barbi è diventato oggetto della discussione politica sottotraccia: ad attirare l’attenzione è stata una determina, firmata dall’architetto Tartari, che affida la tenuta e la redazione della contabilità dei lavori al Torrione degli Spagnoli. Un incarico diretto di 13.900 euro, all’ingegnere Lino Caggiati, che fa parte dello studio associato con Barbi - nella documento comunale è chiamato Baldi - e Davide Cocconi. Di per sé non ci sarebbero controindicazioni, ma non è passata inosservata la valutazione di opportunità politica, che inevitabilmente collega il capogruppo di Forza Italia al settore amministrato da Simone Morelli, che del Torrione degli Spagnoli si è a lungo fatto vanto. Si tratta infatti del più importante cantiere post sisma del centro storico. Caggiati ha offerto un ribasso del 55%, superando il collega Andrea De Carlo, gli unici due professionisti invitati a presentare un’offerta. —