Grande preoccupazione in vista della ripartenza a settembre dei nidi modenesi e grande delusione per la chiusura immediata delle scuole senza che ci sia mai stata la riapertura. E una serie di critiche per come l’amministrazione Muzzarelli ha sin qui gestito, dal punto di vista organizzativo, la situazione di nidi e materne. Tutto questo è scritto nero su bianco in una lettera aperta inviata da 21 genitori della classe medi del nido Marcello inviata al sindaco Gian Carlo Muzzarelli, all’assessore all’Istruzione Grazia Baracchi e ai dirigenti del settore istruzione del Comune.
I genitori dei bambini del nido comunale Marcello restano dunque in attesa «di una dichiarazione di intenti chiara e non generica su quanto accadrà ai nidi e alla scuola tutta a settembre. Per il bene di tutta la città, la regione e lo Stato italiano, non solo per il bene di quelli che hanno figli. Se un padre o una madre sono costretti a rinunciare al proprio lavoro perché la società non è capace di supportarli nel crescere i figli, è una perdita per tutti in termini di potenziali avanzamenti che queste due persone avrebbero potuto garantire alla società stessa. Ci sembra quasi ridicolo ricordare l’ovvio, ma purtroppo siamo tornati a ricordare i fondamentali, come l’importanza della scuola».
Nel testo, i genitori si dicono quindi «ormai giunti a uno stadio di sbigottimento e malcelata rassegnazione riguardo a come è stato affrontato il tema scuola durante questa emergenza. La scuola è la spina dorsale di un Paese civile, il serbatoio di cittadini educati, rispettosi e consapevoli del vivere bene civile. Questo fin dalla primissima infanzia. Nella cosiddetta “societá civile” - continua la lettera al sindaco - si fa un gran parlare della genitorialità, sciorinando parole spesso vuote e retoriche sulla bassa natalità, e sul perché si facciano pochi figli. Sono scelte molto personali, ma chi ha il coraggio di farli, i figli, nel mondo precario che ci circonda, già in uno stato di cosiddetta “normalità”, deve affrontare una marea di ostacoli burocratici, economici, sociali per crescere i figli e farli entrare a far parte della società civile. Non ci si aspetta certo che in un momento di emergenza le cose diventino di più semplice gestione, non siamo così sciocchi e ingenui. E non ci aspettiamo neanche che si trovino soluzioni magiche per conciliare il primario diritto alla salute con il diritto all’educazione nell’infanzia e con quello del genitore a lavorare. Però la sensazione è che ci sia una mancanza di possibili soluzioni - continua la lettera - sia nel caso ci sia un secondo picco emergenziale, sia nel caso di una situazione di costante allerta, ma senza un’epidemia incontrollata come quella attuale. Siamo uno dei pochi Paesi che ha pensato ad aprire prima qualsiasi tipo di luogo di aggregazione che le scuole di ogni ordine e grado. Da ormai anni il livello di risorse dedicate alle scuole pubbliche si va assottigliando, chiaramente, non portando un immediato guadagno per lo Stato italiano. Non ci sembra ci siano politiche lungimiranti - chiude la lettera dei genitori del nido - che pensino ad investire sul patrimonio più importante di un paese: le risorse umane». —
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