MODENA «Io la prima volta che sono entrato qua - spiega Cesare - avevo dodici giorni di vita visto che i miei genitori lavoravano e non si poteva lasciare il bar incustodito». «Io invece - ribatte Lina - ricordo che sentivo arrivare da lontano Fernando Pavarotti, il papà di Luciano, che cantava a squarciagola in bicicletta mentre consegnava il suo pane».
Ieri sera i Malagoli hanno tirato giù la serranda per l’ultima volta, ma niente paura per i clienti: il locale riaprirà i battenti tra poco più di due mesi con una nuova gestione.
«Lascio a più giovani modenesi - spiega il signor Cesare mentre assiste Lina che fa gli ultimi di milioni di caffè usciti nei decenni sotto le sue abili mani davanti alla macchina - perché insomma abbiamo una età. Certo al mattino non ci saranno più Cesarone e la Lina a fare le colazioni e non ci sarà più nostra figlia Sandra a continuare il lavoro al pomeriggio oppure Leo a dare a chi lo chiede un pacchetto di sigarette o a ricaricare il cellulare». Non sembrano emozionati più di tanto i due titolari, ma naturalmente fingono bene, mentre hanno una parola, un pensiero per tutti i clienti che nel locale si alternano anche solo per salutare questa celebre coppia del centro.
«Abbiamo la speranza di avere lasciato bei ricordi in chi ci ha conosciuto qui dentro. Saranno sempre tutti nei nostri pensieri perché la decisione di passare la mano fa più male a noi due, visto che ci hanno definiti come i gestori di un luogo simbolo della modenesità e, sai, noi di questo andiamo proprio fieri».
Lo si vedeva anche dalle facce, ieri, dietro il banco: un giorno come un altro che però non può essere come un altro. E del resto non è un locale come un altro, se lo si osserva con attenzione. Due piccole sale, quella del bancone e l’altra con tre tavoli, dense di ricordi alle pareti, dove non c’è un centimetro libero. Foto, manifesti, insegne storiche che alcuni simboli della nostra città, a partire dal Modena, squadra del cuore di Cesarone.
Ci sono anche ampie vetrine strapiene di liquori (dai prezzi che un cliente definisce «prezzi di costo, Cesare non ci guadagna nulla»), foto di numerosi clienti vip e di attori oltre che della immancabile Ferrari.
Già, ma chi sono i vip passati di qua? «Io ricordo - dice Cesarone - che qui veniva un giovanissimo Vasco Rossi, quando ancora faceva il dj. Poi la Lina ricorda bene Fernando Pavarotti che cantava così forte e bene e anche Luciano passava di qui, faceva ancora il rappresentante ed era giovanissimo. Le sue figlie, molto premurose, passano ancora per un saluto».
Usano ancora il tempo presente Cesare e Lina, segno che i ricordi non si cancellano: «E come sarebbe possibile - continuano - cancellare decenni di lavoro insieme per noi che ormai abbiamo ottanta e ottantadue anni? Abbiamo lavorato qui dentro da giovanissimi perché ai nostri tempi non si studiava. Mia sorella mi portava qui perché c’erano pochi soldi e lavoravamo tutti sempre».
I ricordi di Cesarone fluiscono numerosi: «Sono come un sindaco? Bella roba! (ride, ndr). Qui dentro siamo tutti uguali, non ci sono le persone chic. Passavano molti tenori perché mio padre Pierino era un appassionato di lirica, ma non dimentichiamo che qua era la patria del lambrusco che faceva mio zio a Soliera. Ricordo ancora che arrivava con il suo biroccio (un carro, ndr) e io mettevo a posto le bottiglie». E ora? «Oggi è domenica, riposiamo e poi raccogliamo le nostre cose, ma tranquilli tutto resta com’è». —