SASSUOLO. Come tutti i giocatori del Sassuolo (l’unica eccezione è Magnanelli) ha scelto di abitare a Modena. Francesco “Ciccio” Caputo, di professione bomber (178 gol in 452 partite), si è sistemato nell’appartamento che fu di Eusebio Di Francesco. Lui, che per tirare calci ad un pallone e gonfiare la rete, ha girato l’Italia partendo dalla sua Altamura (Bari, Salerno, Siena, Chiavari ed Empoli le tappe prima di Sassuolo) a Modena si trova a meraviglia assieme alla moglie Anna Maria («ci siamo conosciuti che eravamo ragazzini, nati tutti e due ad Altamura» - dice) e i tre figli, Sofia di 10 anni, Jacopo di 5 e Brando di 3 che vanno a scuola a San Faustino. «Sono contento della famiglia che ho, loro fanno tanti sacrifici per starmi accanto, sembra tutto facile e bello ma non è così».
Un ragazzo, Ciccio, che si è fatto tutta la gavetta partendo dal campo sterrato e polveroso del Toritto in Prima categoria («a sedici anni giocavo lì perchè ad Altamura non credevano in me, poi mi hanno preso dopo» - ricorda).
Per arrivare in serie A Caputo ha dovuto attendere la soglia dei 30 anni («ma nessun rimpianto o lamentela, se sono approdato così tardi ai massimi livelli qualche motivo ci sarà»). Dopo i 16 gol all’Empoli, ecco la chiamata del Sassuolo fortemente richiesto da De Zerbi («so che mi voleva già a Foggia e Palermo»). L’inizio è stato all’altezza delle aspettative: nonostante un piccolo infortunio e la panchina con l’Atalanta («non c’ero abituato...») in 9 presenze Caputo ha segnato 5 gol con 3 assist. Sua, tra l’altro, la doppietta che ha deciso il derby col Bologna.
Ma al di là del calcio Caputo è un personaggio a tutto tondo. Che non passa inosservato quando passeggia per la nostra città: «A Modena ci sono parecchie persone originarie del sud, tra cui molti baresi e della provincia. In tanti mi hanno già fermato e riconosciuto, fa tanto piacere. Con alcuni amici sono stato anche a vedere Modena-Reggiana al Braglia, davvero un gran pubblico quello modenese».
Caputo è anche uno degli idoli dei fantacalcisti ai quali regala grandi soddisfazioni: «L’anno scorso parecchi mi hanno preso a prezzo di svendita regalando loro tante gioie, quest’anno invece sento di più la responsabilità perchè mi hanno pagato tanto...». E proprio questa sua “fama” di uomo d’oro per gli amanti del fantacalcio lo ha portato ad interpretare un divertente skatch in rete con gli Autogol.
E poi c’è la questione della birra: «Tutto nasce tre anni fa dopo una serata a cena, parlando con due amici - che ora sono i miei soci - volevamo creare qualcosa che fosse legato alla nostra terra. Da lì è nata l’idea di produrre birra artigianale con il pane di Altamura. Ci siamo appoggiati a un piccolo birrificio di Perugia, anche se presto vogliamo costruirne uno tutto nostro. Oltre alla birra produciamo anche del gin a Reggio Emilia».
L’intervista è agli sgoccioli, ma Caputo ci tiene a fare una precisazione: «Tutte le volte che faccio gol esulto mimando di sorseggiare una birra. In tanti pensano che io ne beva tanta, in realtà vorrei assicurare che non è così, sennò...». —