CARPI È forte il legame che Adolfo Lugli è riuscito a stabilire, da decenni, tra arte e il mondo dell’industria e dell’artigianato. È quanto afferma la mostra “Contemporanea-Mente”, presso la Bottega dell’Arte, in via Matteotti 7, dove le opere coniugano pittura, scultura e pantografia. Apertura al mondo della produzione indicano, su una robusta tavola di acero del Libano, messa a disposizione da una falegnameria industriale carpigiana, che lavora con architetti in tutta Italia, i segni nati da un progetto grafico dell’artista e scavati dal pantografo. Gli scavi vengono riempiti con resina industriale, con richiami alla tecnica della scagliola carpigiana e, quindi, alla tradizione locale. L’opera può collocarsi a parete o formare il piano di un tavolo, le cui strutture d’appoggio, in ferro, realizzati da un fabbro, riprendono i motivi segnici della superficie dal tavolo. Con questa operazione, che avvera un processo di comunione tra tradizione e innovazione, è stato concepito anche un tavolo di quattro metri. Da un piano pantografico industriale di scarto l’artista costruisce l’“homo sapiens” del passato con l’immagine di Alberto Pio. La figura emerge da una combinazione di segni, inchiostrando i piani e i vuoti della matrice, come per la xilografia.
Tutt’altro procedimento per l’“homo sapiens” contemporaneo, realizzato in acciaio, al quale pantografi computerizzati (laser) conferiscono nuovi segni di una storia antica, con rimandi ai progetti che l’azienda Mantovanibenne di Mirandola ha ideato, realizzato e archiviato nel computer, come memorie delle proprie linee di produzione. Diventa matrice per stampa la xilografica pantografica di scarto che l’artista ha rielaborato presso il Laboratorio di Arte Grafica di Roberto Gatti a Modena, perché possa parlare il linguaggio contemporaneo. La scultura in pietra serena perde la sua funzionalità di esprimere luce, come lampada al neon, e si offre a tagli, a sezioni che un artigiano ha ricoperto di foglia d’acciaio. Così l’opera combina natura e tecnologia. Eletta ad opera d’arte anche la sedia che Adolfo ha utilizzato, circa 50 anni fa, nel suo primo atelier e che ha ricoperto, nel tempo, di colori e carte tipografiche, come indicazione della sua lunga attività creativa. In mostra altri lavori con cui l’artista (studi all’Istituto Venturi di Modena e all’Accademia di Bologna), sempre attivo nella sua ricerca, sostiene un dialogo con l’industria, soprattutto del territorio, per comprenderne le logiche di produzione e partecipare ai cambiamenti. —